A partire da Itinerarium di Mario Galzigna

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del buon governo

Il testo Itinerarium muove dalla presa d’atto di un fossato scavato tra ‘logicismo e materialismo rozzo’ che ha relegato il soggetto al ruolo di ‘un soggetto logico – armatura concettuale e disincarnata’ ed il mondo dell’esperienza ad una pluralità di fenomeni di volta in volta da assoggettare; il rutilante, molteplice ed imprevedibile mondo fenomenico ha finito con l’occupare una zona opaca sulla quale è calata la rete del dominio delle scienze esatte e della tecnica. Le argomentazioni sono molto complesse e meriterebbero riflessioni più ampie di quelle consentite dallo spazio di un commento.
Molti sono i punti generativi che a partire da questo saggio lasciano intravedere ulteriori, fecondi sviluppi: viene qui tracciato un solco che individua nella costituzione di un soggetto-mondo, di un soggetto plurale, il punto di partenza di un itinerarium che nella veste e nelle forme di un’autobiografia intellettuale traccia le linee della costituzione di una nuova epistemologia storicamente fondata e di una sociologia della scienza. Ma è proprio a partire dalle scienze della vita che questa rivoluzione epistemologica può avvenire. In queste righe prosegue la storia della conoscenza scientifica nella direzione che da Wiener (1) in poi non sarà più la stessa (scienza come spiegazione dei processi, introduzione del caso e della aleatorietà, della complessità, del feedeback, della cibernetica…).
Prezioso il riferimento a Marcello Cini (è sempre troppo poco il tempo che si dedica alla rilettura del suo fondamentale Un paradiso perduto (2)). E vorrei anche aggiungere quanto è importante l’avere sottolineato l’urgenza dell’attraversamento dall’interno della varie regioni del sapere scientifico, al fine di tessere una rete plurale e sistemica dei diversi assetti epistemologici. Solo un soggetto-mondo plurale può svolgere questo compito, può ‘narrare’ questo itinerario. Ecco, mi sembra che il percorso tracciato dall’itinerarium non sia lineare, ma pieno di intrecci, di analogie, di abduzioni, di avanzamenti ed arretramenti ‘a zig zag’ (espressione questa molto cara a M. Cini (3)) che individuano continuamente strutture che connettono le varie sfere dell’io, delle scienze storicamente costituite, dei vari ambiti dell’esperienza. Perché se la vita è un processo, anche la conoscenza lo è e la narrazione può essere garante di un pluralismo metodologico che mette al riparo da insidiose ideologie o da paralizzanti aporie. La storia della conoscenza, come è qui sottolineata, è connotata da rotture e discontinuità. Come Cini scrive “grande ruolo nella crescita della conoscenza scientifica hanno l’aleatorietà, il caso, i processi stocastici”.
L’aver messo in campo una pluralità di punti di vista, l’aver incardinato l’epistemologia nella costruzione di una relazione complessa tra due ordini di complessità (quali l’io-mondo e la realtà) governati a loro volta dall’alternanza tra forma e processo, causalità e casualità, continuità e discontinuità, rigore ed immaginazione, rendono possibile la ripartenza dell’avventura del pensiero, superando ‘i due incubi insensati’ (Bateson) (4) del materialismo imperante e del soprannaturalismo romantico o, come dice Galzigna, ‘del logicismo e del materialismo rozzo’. Il problema di fondo, infatti, non è ‘dire il vero, ma essere nel vero’. L’accenno finale al pensiero dirompente di Fritjof Capra (5) riporta in primo piano l’urgenza della responsabilità della scienza: è necessario definire non solo gli assunti teorici della conoscenza scientifica, ma anche i lineamenti condivisi di un ethos della scienza. In una conferenza del 2015 (intitolata Il tao della fisica: la mia storia) lo stesso Capra narrò che quando viveva la crisi profonda della presa di distanza dalla fisica tradizionale incarnata da Bohr ed Heisenberg, decise di incontrare il filosofo Jddu Krishnamurti che gli disse ‘prima di tutto lei è un essere umano e poi uno scienziato’.
Mi sembra che in Itinerarium l’atto di conoscenza non possa prescindere dall’hic et nunc di un soggetto concreto, incarnato, consapevole della responsabilità che ha di fronte al mondo e che l’epistemologia si configuri come una auto-bio-epistemologia.

———

Note:

1) N. Wiener, Introduzione alla cibernetica, Bollati Boringhieri, Torino 1953
2) M. Cini, Un paradiso perduto, Feltrinelli 1994 ma ci si riferisce qui anche a L’ape e l’architetto, Franco Angeli 1976
3) M. Cini, Un paradiso perduto, op. cit., p. 252 e 254
4) G. Bateson e M. C. Bateson, Dove gli angeli esitano, Adelphi 1989, p. 102
5) F. Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli 2013; Il tao della fisica, Adelphi 1989