[Come da tradizione, per la chiusura estiva la Redazione di Ibridamenti consiglia libri importanti per riflettere sul momento storico che stiamo vivendo. Una cassetta degli attrezzi che contiene sia uscite molto recenti sia classici della filosofia e della letteratura. Buone letture estive da tutti noi, arrivederci a fine estate!]

Pietro Barbetta

L’edizione curata da Mario Galzigna della Storia della follia di Michel Foucault (Rizzoli, 2011) e sempre di Mario Galzigna, Rivolte del pensiero (Bollati Boringhieri, 2013). Di Enrico Valtellina, Tipi Umani Particolarmente strani (Mimesis, 2016) e di Eleonora de Conciliis, Che cosa significa insegnare (Cronopio, 2014).

Claudia Boscolo

Quest’anno è particolarmente difficile consigliare libri, perché gli eventi a cui stiamo assistendo in tempo reale sono di una gravità assoluta che non lascia spazio a letture leggere (per quanto lo possa essere qualsiasi lettura), e che spinge a stare fermi e tentare di decifrare ciò che vediamo con gli scarsi strumenti che abbiamo a disposizione. Il mio tavolo al momento è sommerso da letture che vanno in questa direzione. Dall’ultimo libro del compianto Bruno Latour, edito in Italia con il titolo Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia (Einaudi, 2022), all’opera più recente di Timothy Morton, Inferno. William Blake e la ricerca di una ecologia cristiana (Timeo, 2025), fino a un titolo uscito molti anni fa – e forse rimasto all’ombra delle opere per cui Marc Augé è più conosciuto – cioè Rovine e macerie. Il senso del tempo (Bollati Boringhieri, 2004), un saggio su turismo e viaggio, per comprendere più a fondo il senso del viaggiare in un momento, l’estate, in cui tutti ci troviamo a fare i conti con il sovraffollamento e con il rischio di non cogliere pienamente il significato delle testimonianze storico-artistiche e culturali con cui veniamo in contatto nel corso dei nostri spostamenti e peregrinazioni.
Un libro che mi accompagna da tempo è Ecopessimismo. Sentieri nell’Antropocene futuro di Claudio Kulesko (Piano B, 2023), strumento ibrido fra narrativa e filosofia che ci prepara all’ipotesi – molto concreta – della fine del mondo come lo abbiamo sempre conosciuto, e di un ripensamento del rapporto fra umano e selvatico. Un altro saggio molto affascinante, portato in Italia da Timeo sempre nel 2023, è Materia vibrante. Un’ecologia politica delle cose di Jane Bennet, in cui la filosofa esplora la relazione fra gli umani e il mondo dalla prospettiva dell’agency delle cose che da sempre consideriamo inanimate.
Una lettura che ho trovato adatta a questi tempi è l’avvincente romanzo storico e di formazione di David Benoff, La città dei ladri (Neri Pozza, 2008). L’ho cercato soprattutto perché è l’opera che ha ispirato gli sceneggiatori di The Last of Us, dove se ne trovano cripto-citazioni sparse, e vi ho trovato una narrazione classica se vogliamo, ma molto solida. Ambientato a Leningrado nel 1941, recupera il topos letterario dell’amicizia fra due giovani nella cornice di quello che è rimasto nell’immaginario forse l’assedio più famoso della storia. Due ladruncoli alle prese con la sopravvivenza nell’ambiente più ostile possibile.
Infine, per gli appassionati di medioevo, il bel volume di Michele Campopiano, Storia dell’ambiente nel Medioevo. Natura, società, cultura (Carocci, 2025) è una felice disamina della trasformazione che l’ambiente ha subito nei secoli lunghi e troppo spesso considerati oscuri della pre-modernità, e che hanno invece dato forma alla concezione occidentale della natura, fra descrizioni del mondo e nuova organizzazione del paesaggio rurale e forestale.

Luca Giudici

Giorgio Chinnici è uno dei migliori divulgatori italiani nel campo della fisica. Il suo saggio Lo specchio del tempo. Simmetrie, inversioni e leggi della fisica (Codice, 2025) richiede un minimo di preparazione di base, ma non è necessario essere specialisti. In questo caso poi il tema è un evergreen che non cessa di affascinare. Di Marjorie G. Jones, Frances Yates e la tradizione ermetica (Casadei Libri Editore, 2014), in cui attraverso la biografia della storica del Rinascimento, si intrecciano i problemi di storia della storiografia con quelli prettamente metodologici. Non si cada nell’errore di relegare certe tematiche a questioni di nicchia dedicate a pochi specialisti. Sotto la superficie apparentemente tecnica si confrontano questioni politiche e umane. Di Enrico Terrinoni, La letteratura come materia oscura (Treccani, 2024), un testo che affronta la relazione tra due forme diverse di narrazione, ovvero la letteratura in senso stretto e la comunicazione scientifica. Nel modello che costruisce l’autore non si tratta solo di applicare un paradigma interpretativo, ma di fare emergere in entrambi i capi il comportamento affine di fronte all’ignoto.
Un altro saggio importante è quello di Niccolò Scaffai, Sotto l’inesauribile superficie delle cose. Il paradigma della profondità nell’immaginario dell’antropocene (Aboca, 2025). La dicotomia superficie/profondità è uno schema per indagare orizzonti e fondamenta. Una indagine che si rivela una cassetta per gli attrezzi utile in molti campi. Difatti le metafore collegate a questo modello si applicano ai segmenti più diversi: dalle platoniche caverne alla leggerezza di Kundera, è un meccanismo ampiamente diffuso. Qui ci si concentra sul nostro tempo, grazie a una lunga lista di esempi ben conosciuti.
Tre saggi che, ognuno a suo modo, affrontano il tema del momento, ovvero le AI e le relazioni con la nostra pratica quotidiana sono quelli di Andrea Daniele Signorelli, Simulacri digitali. Le allucinazioni e gli inganni delle nuove tecnologie (Add, 2025), di Matteo Pasquinelli, Nell’occhio dell’algoritmo. Storia e critica dell’intelligenza artificiale (Carocci, 2025) e infine quello di Fabio Malagnini, Horror ex machina. Intelligenze artificiali, robot e androidi nel cinema dell’orrore tecnologico (Odoya, 2024). A partire dall’approccio storico e metodologico del testo di Pasquinelli, saggio accademico uscito alcuni anni fa in inglese e oggi finalmente tradotto, fino alla ricerca nel mondo del cinema horror di Malagnini, passando per le inquietudini e i simulacri di Signorelli.

Claudio Kulesko

Operare una selezione di testi utili a comprendere la contemporaneità è un po’ come consigliare a un amico un buon terapeuta capaci di aiutarlo a superare un momento difficile. Si tratta di una responsabilità etica, nella quale si realizza tutta l’umanità di chi si dispone a offrire consiglio. Dico ciò poiché non sono dell’opinione che l’epoca attuale sia di per sé da comprendere sul piano intellettuale: la confusione e la dispersione che la caratterizzano, di fatto, ne impediscono una chiara visione, aprendo la strada a modalità di comprensione meglio configurabili come intuitive o affettive. Sentire dentro di sé il contemporaneo significa avvertire l’angoscia e il senso di oppressione che derivano dalla drastica diminuzione tanto dell’individuo quanto delle comunità. Questo perché l’attualità stessa è uno spazio negativo che abolisce in modo radicale l’interiorità.
Per tale ragione, sono giunto a conclusione che una tale lista di letture debba necessariamente negare l’attualità, dando finalmente modo all’antichità di rivelarsi più moderna della modernità stessa.
Si potrebbe cominciare da una lettura (o rilettura) del Vangelo di Giovanni (CEI, 2016). Questo breve scritto è anche un fitto muro di codici cifrati, nei meandri dei quali i primi cristiani occultarono i precetti e le pratiche di una nuova forma ascetica. L’idea stessa di “diminuire” sé stessi, presentata da Giovanni nella quarta sezione del Vangelo, può essere considerata la chiave che spalanca le porte a una nuova visione della realtà, totalmente opposta a quella moderna. La liberazione dagli attaccamenti, tanto materiali quanto spirituali, diventa il centro attorno a cui orbita l’attività del cercatore.
I primi monaci – i cosiddetti Padri del Deserto –, così come i Padri della Chiesa da Origene ad Agostino, fecero tesoro del Vangelo di Giovanni, arricchendone gli insegnamenti con le influenze tratte dal confronto con l’ebraismo, l’Islam e il buddhismo. Già negli scritti di Evagrio Pontico, nonché nelle opere degli allievi del misterioso neoplatonico alessandrino Ammonio Sacca (per il quale si ipotizza un legame di sangue con il Buddha Shakyamuni), la meditazione si configura come pratica della morte. Qui, la diminuzione di sé si lega indissolubilmente alla dissoluzione dell’ego. In tal senso, Il cuore dell’insegnamento del Buddha (Ubiliber, 2025), di Thich Nhat Hanh, è il testo che più di ogni altro ha reindirizzato le moderne tecniche meditative e le pratiche di consapevolezza verso la loro originale sorgente spirituale: il “lasciar andare” si ricollega al cuore mistico di tutte le grandi religioni, fungendo da punto di trapunta tra epoche e dottrine differenti.
Per approfondire questo tema, infine, consiglio il breve saggio introduttivo intitolato L’arte della meditazione (Ponte alle Grazie, 2022), del monaco e tanatologo Guidalberto Bormolini.

Francesco Mattioni 

L’estate rischia sempre più di essere l’ultimo rito del Capitale… come antidoto propongo due trittici, uno dedicato al Supereroe e uno dedicato agli Animali, per ricordarci le profondità multiformi del nostro tempo anche nell’abbaglio del solleone.
Supergods di Grant Morrison (Bao Editore, 2014), una guida su «cosa vigilanti mascherati, miracolosi mutanti e un dio del sole proveniente da Smallville possono insegnarci riguardo l’essere umani». L’autore ripercorre la storia del fumetto americano mentre racconta la sua personale esperienza di appassionato lettore, psiconauta e autore geniale, praticando una performance di magia caotica e filosofia rivoluzionaria per condividere un’epifania: anche le storie hanno una propria realtà.
Manuale diffuso del guerrigliero psichico di Stefano Tevini, D Editore, 2025) un libro ibrido tra saggio fantastico sulle mutazioni del sistema di comunicazione tra umani, macchine e testi, compendio di scenari possibili di supereroi a scuola sul ciglio dell’Apocalisse e manuale pratico per una nuova etica politico-sociale di consapevolezza, costruzione e cura di comunità. «Qui si fa la differenza tra le parole vuote e imparare qualcosa che ci salva tutti».
Ultimates di Deniz Camp e Juan Frigeri (Panini, 2024), un fumetto in cui l’universo Marvel è stato sostituito da un sistema totalitario in mano a una élite di supertycoon. Una nuova generazione di ragazz* da tutto il mondo deve rileggere e aggiornare il mito del supereroe – e la nostra stessa società capitalista – de-colonizzandolo delle sue scorie più tossiche se vuole fondare la possibilità di un nuovo futuro. «Non possiamo più essere schiavi di un passato rubato. Da ora in poi per ispirarci guardiamo al futuro. Tu. Tu sei gli Ultimates. Ognuno di voi lo è».
Un mondo immenso. Come i sensi degli animali rivelano i regni nascosti intorno a noi di Ed Yong (La Nave di Teseo, 2023). L’autore ci mostra le diversità dei sistemi percettivi degli animali che generano miriadi di umwelt in cui ogni specie – compresa l’umana – fa la propria inimitabile esperienza della realtà. I sensi sono la mutazione che connette il regno della biologia alle leggi della fisica, ogni specie alla propria bolla di realtà, ma anche a ogni altra specie e quindi a ogni altra bolla, in cui è possibile entrare grazie a un «informato salto immaginativo».
I gufi dei ghiacci orientali di Jonathan C. Slaght (Iperborea, 2024) è la relazione del lavoro sul campo nella foresta “pristina” di Primorye per studiare, mappare e salvaguardare il gufo pescatore di Blakiston e il suo habitat, ma anche l’ecotono tra modernità e passato. Un resoconto che sembra una glossa picaresca al finale della Strada di McCarthy, tra ex agenti del KGB, cacciatori in cerca di vendetta e gufi venerati come dei, paesaggi di ghiacci millenari, torrenti di montagna e radiazioni antropoceniche, piume lungo quanto un avambraccio, cortecce secolari e pesci che tracciano rotte di sopravvivenza per gufi e umani. Un’ecologia della conservazione ricca di storie animali, di cui l’uomo è parte, per la salvezza dell’ambiente comune.
Animal Pound di Tom King e Peter Gross (Bao Edizioni, 2025). Un fumetto di speculative fiction che applica l’allegoria orwelliana e la cautionary tale alla contemporanea deriva della democrazia. In un rifugio per animali, cani, gatti e conigli si ribellano all’uomo e fondano un microstato autonomo che dovrà affrontare tutte le insidie della partecipazione, della rappresentanza e del potere, tra bisogni, paure e desideri contrastanti. Il nodo gordiano di libertà individuale e uguaglianza collettiva. L’autore, ex agente della CIA operativo nel controterrorismo durante la guerra in Iraq, scrive dopo l’attacco a Capitol Hill e appena prima dell’attentato a Trump, preconizzato nel finale. La doppia dicotomia libertà/prigionia e realtà/finzione è nel contrasto porte aperte/gabbie chiuse e splash page/griglia a nove vignette. Nella splash page con i due protagonisti, un cane e un gatto, nel prato fuori del rifugio, si intravede all’orizzonte lo steccato bianco… il fascismo è connaturato alla democrazia? Non c’è fuga dalla prigione della realtà? Qual è la domanda inespressa dei miti, silenziosi e preteriti conigli?
L’estate è anche spesso tempo di viaggio, incontri, esperienze lontane dall’ordinario; un altro consiglio di lettura allora è Dove si incontrano le acque di J. A. Dérens e L. Geslin (Keller, 2025), un racconto di viaggio che è anche un reportage enciclopedico che è anche un nostos odeporico lungo rotte migranti, commerciali, mitologiche e geopolitiche attraverso mari, storie, terre e confini, dai cantieri navali della Croazia ai bunker derelitti di Erven Hoxha, tra gli spettri ubiqui della Repubblica di Venezia e le ombre del regime titoista, incontrando lingue impronunciabili senza una patria, idee rivoluzionarie e Stati in ostaggio, sottomarini sovietici all’incanto, minoranze raminghe, paesi in cerca d’esistenza e le selve senza tempo dell’Abcasia. «I popoli dei Balcani hanno una forte memoria dell’esodo vissuto per generazioni e, sapendo cosa voglia dire, sanno mostrarsi accoglienti verso i migranti di oggi».
Lungo tragitti, tempi e temi in parte comuni, vorrei proporre anche il nuovo libro di Federico Campagna, Otherworlds.  Mediterranean Lessons On Escaping History, uscito per Bloomsbury in questi giorni, perché per irrigare e coltivare qui e ora l’immaginazione – unico biomotore di sopravvivenza – l’autore convoca sul portolano di un mare che lambisce utopie mitiche e collassi storici, fondazioni universali e mosaici di nuovi mondi, tutti i nostri antenati: i mortali dell’Età del Bronzo, gli stranieri dell’Ellenismo, i cosmonauti della tarda antichità, i traduttori del Medioevo e i traditori della modernità, fino ad arrivare ai migranti del nostro presente.
Che antenati saremo noi, invece, per il domani?

Enrico Valtellina

Mi occupo di Disability Studies e di autismo, si penserebbe che non siano temi da lettura sotto l’ombrellone. Al contrario, sono stati pubblicati di recente libri che assolutamente meritano attenzione tra nuotata e aperitivo. Ne presento una selezione. Due sono stati lodevolmente promossi da Edizioni degli animali, tradotti e curati da feminoska e Marco Reggio, il primo è dell’artista visuale e autrice in Disability Studies Sunaura Taylor, Bestie da soma (2021), che ho recensito qui e che apre all’intersezionalità inedita tra antispecismo e Disability Studies. Scritto molto bene, è tra l’altro un’eccellente introduzione al discorso contemporaneo dei DS. Il secondo è della primatologa e antropologa autistica Dawn Prince, Canti della nazione gorilla (2024), e racconta della vita non conforme dell’autrice e del suo incontro con i grandi primati. Libro particolarmente denso e sorprendente. È uscito in questi giorni per Mimesis un testo a cui ho scritto postfazioncina, e che spero vivamente raccolga l’attenzione che merita: L’impero della normalità di Robert Chapman. Autore autistico, analizza le portanti culturali che hanno dato luogo all’emergenza delle non conformità relazionali e della soggettività collettiva “neurodivergente”. Il neoliberismo totalitario ci ha regalato precarizzazione della vita, distruzione sistematica dei legami sociali, del welfare, sfruttamento sistematico di ogni risorsa fisica e cognitiva. C’è chi tiene il passo, riuscendo a rimanere inscritto nei confini progressivamente più presidiati dell’impero della normalità, e chi non è cooptabile allo sfruttamento per la sua forma di relazione al mondo, per la sua sensorialità, per il suo stile cognitivo differente, e sconta marginalizzazione e psichiatrizzazione. Ultimo libro che segnalo, sempre sul tema della dimensione eminentemente culturale e politica delle non conformità, è Politiche dell’autismo, collettivo curato da Alberto Bartoccini, Lorenzo Petrachi e Giulia Russo a cui ho partecipato, recensito da Porrini qui. Buoni bagni.

Elisa Veronesi

«Certo le circostanze non sono favorevoli, e quando mai?», cantavano i CSI ormai diverso tempo fa. Trovo che quel “quando mai?” sia sempre attuale. Libri di e per queste circostanze dunque, per questo tempo, seppure consideriamo che tutti i libri sono del proprio tempo, anche se non tutti sono per il proprio tempo. Non c’è pretesa di esaustività, anzi, il “consiglio di lettura” si trova forse nelle lacune che ciascuno potrà trovare.
In ordine sparso, perché non c’è alcun bisogno di classifiche. Marlen Haushofer, La parete (Edizioni e/o, 2019). Durante una gita in montagna una donna rimane isolata dal resto del mondo. Una parete è misteriosamente sorta nei pressi di un rifugio separando paesi, pascoli, strade. La donna, rimasta con il cane Lince, inizia così una vita fatta di farina e zucchero che velocemente si esaurisce, di sale e farina da centellinare, di antichi saperi da riportare in vita e nuove abitudini da lasciare. La storia di una trasformazione che trasforma anche il lettore presentando il vivere sotto una nuova luce.
Marjorie K. Rawlings, Cross Creek (Simon & Schuster, 1996). Nel 1942 la scrittrice statunitense si trasferisce da sola in una remota località della Florida centrale, Cross Creek. Si era separata dal marito e aveva deciso di diventare scrittrice; quello che cercava era un posto tranquillo nel quale ritirarsi a scrivere storie vittoriane dell’orrore. Quello che accade, invece, è la foresta. E la scrittura di Rawlings che si scopre legata a doppio filo ad alberi, alligatori, uomini, donne, bambini perlopiù poverissimi, a Cross Creek insomma, al luogo, alla terra. Un’ecobiografia in anticipo sui tempi, una scrittura lucida e consapevole che senza la terra che abitiamo, semplicemente smettiamo di esistere.
Judith Butler, Perdita e rigenerazione. Ambiente, arte, politica (Marsilio Arte, 2023). Perché, come scrive la stessa Butler nel libro: «abbiamo bisogno di forme d’arte che lottino per la vita e al contempo smascherano gli stratagemmi attraverso i quali una rovina si spaccia per progresso o, peggio ancora, per normalità».
Gabirele Belletti, Tok (Edizioni Zest sostenibili, 2023). Canto degli uccelli, ticchettio, bussare alla porta del mondo. Il viaggio e la metamorfosi di un bambino alla scoperta di una terra anch’essa metamorfica. In una lingua che prova a dire («Provare a dire / -se non si può dire- sempre è inizio di rivoluzione»), Belletti scrive la poesia di una rinascita. Senza dimenticare Zest Edizioni Sostenibili a cura di Antonia Santopietro, che è un bel progetto di editoria sostenibile.
Louis Zukofsky, 80 Fiori / 80 Flowers (Benway Series, 2024, a cura di Rita Florit). Opera testamentaria di Zukofsky, che fu discepolo di Ezra Pound. Ottanta poesie più una incipitaria, che sono altrettanti fiori scritti composte di otto versi di cinque parole ciascuno. «Soggetto, verbo, complemento», come scrive Paul Vangelisti nella postfazione. Il dettaglio, il suono, la regola ferrea, il pensare e il vedere la realtà così com’è. I fiori, così come sono.
Massimo Gerardo Carrarese, Il grande libro della fantasia (Il saggiatore, 2023). Il racconto dei processi creativi, la differenza tra fantasia, immaginazione e creatività. Esercizi, storie e dati scientifici. Un libro che ci serve per re-imparare ad utilizzare strumenti fondamentali per la sopravvivenza dell’umano e del non umano.
E poi Simone Weil, La prima radice (SE, 2024), un’indagine sul bisogno di radicamento intrinseco nell’umano, e la constatazione del grado di sradicamento raggiunto da molte società contemporanee. Infine, i libri che consiglio ogni volta, e che continuerò a consigliare, perché sono ormai già dei classici dell’orientamento per oggi e domani: Richard Powers, Smarrimento (La Nave di Teseo, 2021), Cormac McCarthy, La strada (Einaudi, 2014), Laura Pariani, Selvaggia e aspra e forte (La Nave di Teseo, 2023), a cui in questi giorni è stato assegnato Premio alla Carriera della Fondazione Il Campiello per il 2025.


Immagine di copertina:
Paolo Grassino, Analgesia, installazione scultorea, Corte d’onore, Musei Reali di Torino 2023/2024

 
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