[Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo l’Introduzione di Pasquale Verdicchio a “Tok” di Gabriele Belletti, ZEST Edizioni sostenibili 2023 e alcune liriche scelte in italiano e inglese].

Ci muoviamo nel mondo seguendo percorsi tracciati dal nostro immaginario. Tok rivela un insieme di coordinate per un percorso di guarigione attraverso un paesaggio di apparente perdita e la distanza che è cresciuta tra il mondo e i suoi esseri. Tra le popolazioni indigene della Papua Nuova Guinea, “tok” significa “sentiero”, “accesso” o “mappa”. I canti di quelle popolazioni sono influenzati dai canti degli uccelli; il loro mimetismo e il loro linguaggio intrecciano le loro culture e la loro esistenza direttamente al loro ambiente. Per farsi strada nel mondo frondoso di questa raccolta, una foresta di parole, richiami poetici, risposte riverberanti, immaginazioni di sopravvivenza presente e futura, Gabriele Belletti si affida a un’espressione che gli porta il contatto diretto con una cultura che per millenni ha escogitato modi per definire la sua vita come parte del suo ambiente. Tok suggerisce che la guarigione può dipendere dalla ricerca o dall’elaborazione di un “linguaggio” comune, un percorso comune che poggia sulla conoscenza dell’interconnessione di tutti gli esseri, il riconoscimento di ciò che Thich Nhat Hanh ha chiamato “interbeing” (“inter-essere”). C’è una grammatica, una sintassi di relazioni che lo definisce, o è semplicemente un linguaggio dell’esistenza che prospera reciprocamente in tutto ciò che fa parte del mondo? La percezione del “bambino” in Tok è quella di un mondo che scopre essere lo svelamento di qualcosa che fa già parte di lui. Ma più che una scoperta è una rivelazione. È un processo di apparizione all’interno del mondo che si dispiega nel suo dispiegarsi e, come tale, rappresentativo di un ecosistema onnicomprensivo. Tok racconta la rivelazione del bambino come un’apertura di coscienza del mondo nelle sue sfaccettate dimensioni, piuttosto che come una presenza differenziata. Questa raccolta accoglie i lettori in una relazione di cui inconsapevolmente fanno già parte. Ci viene dato Tok come aiuto attraverso il quale scoprirlo da soli, permettendo all’esperienza di essere letta non come metafora ma come esperienza di inclusione assorbente. I componimenti qui presentati introducono una spazialità che rivela lentamente il suo abbraccio onnicomprensivo, niente dentro e niente fuori, niente qui e niente là, e mostrano che una vista da lontano è solo uno spostamento di prospettiva che nega la propria distanza da ciò che si sta vedendo. Questo è il dono di Tok.

Tok

tok tok tok

tok tok tok

Batte contro il vetro
il ritmo di qualcosa,
forse è solo un sogno
che vaga nella stanza.

tok tok tok

tok tok

Batte e ancora batte,
– non è simulata la premura –
si ripete
per forza e dedizione.

Provare a dire

se non si può dire

sempre è inizio

di rivoluzione.

*

tok tok tok

tok tok tok

Something taps a rhythm
on the window,
it may be just a dream
that wanders within the room.

tok tok tok

tok tok

It taps and taps again,
– the urgency is not simulated –
it repeats
with strength and determination.

Trying to say

if it cannot be said

is always the beginning

of revolution.

* * *

Verde partigiano appartiene
ad arbusti e infiorescenze.
Sembrerebbe di unica creatura
acquattata, pensierosa.

Una reale corrispondenza.

Il bambino è fermo
presso il punto
dove il fiume si scioglie nella selva.

Chiama

– si intensifica il segnale –

oltre la superficie

un punto cardinale.

*

Fervent green belongs
to shrubs and inflorescences.
It would seem to be a single creature
crouched, pensive.

A real correspondence.

The child is still
at the point
where the river melts into the forest.

A cardinal point

beyond the surface

calls

– the signal intensifies.

* * *

Si è sparpagliato
da fronda a fronda
– rapidissimo –
un selvatico appello.

Le nuove orme

hanno dato vita
a un anomalo fermento

hanno sparso
un’insolita gioia.

*

From branch to branch
a wild call
– rapidly –
disperses.

The new footprints

have given rise
to an odd ferment

they have disseminated
an unusual joy.