«Se ormai ogni aspetto della vita umana, ogni secondo del nostro tempo è coinvolto (sussunto) nel processo di valorizzazione, dobbiamo rassegnarci all’eternità di questo incubo?».

Antonio Caronia, Soggettività, linguaggio, ribellione

 

Il 28 ottobre a Milano, presso il teatro Olinda, va in scena “Occupare l’immaginario, una giornata con Antonio Caronia”. L’immaginario oggi è già tutto occupato, “l’immaginazione al potere” alla fine è stata raggiunta, ma non da noi. E allora come si fa a occupare ciò che è già occupato e ben sorvegliato da formidabili meccanismi di cattura?
Oggi come allora rimangono inevitabilmente irrisolte questioni importanti. Per restare nel lessico di Caronia: come cyborg, soggetti del capitalismo avanzato ipertecnologico, in un mondo postumano, è possibile individuare “interferenza tra il sapere e il potere”? È possibile costruire situazioni e azioni che tentano di riappropriarsi di linguaggio, immaginazione, relazioni e affetti?
“Occupare” è una pratica e l’immaginario, è la realtà che con le parole, le azioni e i pensieri condivisi si fa mondo. La giornata nasce con in testa questi pensieri e le sollecitazioni raccolte in questi ultimi mesi, demandate ora agli interventi dei relatori, agli stimoli e alle idee che verranno dalla partecipazione delle persone presenti.

Antonio Caronia ha insegnato per tutta la vita con la precisa convinzione che se è impossibile insegnare, non lo è imparare: “nel senso paradossale che non è possibile trasmettere conoscenze tali e quali da una mente all’altra”. Apprendere, condividere, insegnare significa comunque costruire saperi situati e sperimentati nella pratica trasformativa. L’indagine dell’inconscio tecnologico, il performativo, l’ibridazione radicale, la frantumazione del linguaggio, la sovversione delle macchine comunicative sono alcune delle tattiche che Antonio Caronia ha messo in gioco nel suo rapporto con l’arte e la tecnica, le fluttuazioni del linguaggio e i corpi della politica. Strategie interconnesse ma anche oblique che hanno attraversato la fantascienza e l’immaginario cyberpunk come la performance, il subverting, i nomi collettivi, l’arte biotech, il post-human, la net art. I nomi di Philip K. Dick, James Ballard, Ursula LeGuin, Samuel R. Delany, James TipTree Jr., William Gibson, a cui dedicherà libri, saggi e traduzioni, figurano così nel pantheon di Caronia accanto a quelli di Marshall McLuhan, Alvin Toffler, William Burroughs, Jean Baudrillard, Guy Debord, Don DeLillo, David Cronenberg, Franco Berardi, Donna Haraway, Katherine Hayles, Antonin Artaud, Claude Lévi-Strauss, Walter Benjamin, Michel Foucault.

Venendo al programma, la prima parte della mattinata, intitolata Memorie del futuro, si apre sul tema dell’archivio e del lascito materiale di Antonio, che vede oggi a Milano due archivi-biblioteca, BiblioTork InterZona Caronia (dal 2012 ospitato presso Cascina Autogestita Torchiera) e, da quest’anno, il Centro per l’arte contemporanea CareOf (presso la Fabbrica del Vapore). “Archivio” è una parola che identifica al tempo la collezione di risorse documentarie e la sede materiale che le custodisce, un bipolarismo semantico che evoca una molteplicità di funzioni (consultazione, ricerca, divulgazione..) e al tempo stesso un orizzonte di percorsi presenti di pensiero radicale, attivismo e iniziativa culturale che evoca la rottura di questo binarismo. Con Bibliotork InterZona Caronia e CareOf dialogheranno Archivio Pinelli e Archivio Ignazio Maria Gallino.

La seconda parte della giornata, intitolata Antropologie del possibile si articola attraverso una serie di tavole tematiche interdisciplinari, con interventi e momenti di discussione aperti a tutti. Si comincia con Dissipare saperi per non fondare poteri, con Giuliano Spagnul, Carlo Pagetti, Ubaldo Fadini, Alberto (Abo) Di Monte, a partire dalla domanda Cosa ci ha lasciato Antonio Caronia, quali alternative alla fine delle utopie?”.

Nel pomeriggio, dopo una tavolata conviviale presso il ristorante Olinda, sempre all’interno dell’Ex Spazio Pini, si riprende con un ricordo di Antonio Caronia attraverso le parole di Marco Philopat. La giornata prosegue con tre panel tematici, emersi dagli scambi preparatori tra i relatori, per rilanciare attraverso alcune linee di fuga – la drammaturgia e la costruzione dei saperi, i soggetti della prassi politica e pedagogica, l’evoluzione e la retroazione della tecnologia sull’inconscio collettivo – le tracce di un pensiero multiforme, radicale e incarnato nella attualità dei suoi e dei nostri tempi. Queste sono:

Forme di “interferenza tra il sapere e il potere”
con Francesca Marianna Consonni, Giuseppe Isgrò, Patrizia Moschella
Antonio Caronia come traduttore, curatore, docente, dramaturgo, performer. Focus di questo intervento è proprio la trasversalità di questa azione nell’arte e nella cultura, testimone di un impegno costante nel dare parola, fornire mezzi al discorso, armare il sapere contro il potere. Ripercorrendo le tracce di quanto condiviso, da Burroughs a Ballard ad Artaud a Foucault, vogliamo ragionare su come ancora oggi la costruzione di senso, la trasmissione dei saperi, la costruzione artistica, siano esercizio politico e presidio di una complessità irrinunciabile. E proporre, infine, le Caroniadi.

Soggettività, immaginario e partecipazione
con Amos Bianchi, German Andres Duarte Penaranda, Sara Molho
Non è possibile nessun accesso alla verità senza ascesi” (Foucault). Soggetti/soggettivazioni, felicità/inquietudine, dimensione etica e parresiastica della libertà: se i padroni fabbricano soggetti a partire da saperi/poteri costituiti,qual è il ruolo dell’immaginario nella prassi educativa? Ovvero, in altre parole: l’insegnante non può che essere un signore della realtà? Caronia ha ripensato i confini disciplinari, domandandosi quali soggettività coinvolgere nella creazione di uno spazio virtuale come spazio comune formativo.

L’inconscio della macchina
con Alberto Abruzzese, Mario Canali, Gabriela Galati, Ippolita, Fabio Malagnini
Se l’“inconscio ottico” (Benjamin) si presenta nel secolo corso attraverso la fotografia e il cinema, Antonio Caronia si interroga sull’inconscio della macchina digitale che il “sistema essere umano computer” lascia intravedere. È uno sguardo che emerge, con molto anticipo, dall’esperienza artistica e materiale che il regime della virtualità porta alla luce, assieme a una esuberante e fluttuante semiosi. Alla ricerca di nuove linee di fuga, questo sguardo si estende oggi alle incognite e alle trasformazioni che il dominio dell’automazione cognitiva e delle AI prospetta per le nostre vite.

Sito dell’evento con materiali, contributi critici e e il programma aggiornato della giornata.

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Immagine di copertina:
Antonio Caronia in una foto di Giuliano Spagnul, Oxford, 1979.