«Per cinquant’anni ho tentato di ritrarre fate ed esseri sovrannaturali, e ben comprendo quanto arduo sia riprodurli fedelmente. L’opera di Iris Compiet è uno straordinario e magistrale disvelamento dei reami fatati. È un’artista che, con folgorante entusiasmo, toglie il velo alle sfuggenti personalità di creature solitamente invisibili ai nostri occhi. Le sue linee sfumate vibrano di energia spirituale, rincorrono e poi arrivano a esprimere la natura ingannevole di queste entità liminali. La sua opera è permeata da limpide velature di acquerelli che sembrano tratti da una cassetta di colori attinti dall’aurora boreale, e che dipingono con eloquenza le sempre mutevoli qualità del paese delle fate. Quel luogo in cui vivono creature ilari e argute come il clurichaun irlandese, ma anche esseri di rara bellezza che toccano il cuore e rallegrano l’anima» (Brian Froud, ne La faglia delle fate, p. 5).

Con queste parole, il celebre illustratore britannico Brian Froud rende omaggio all’opera dell’artista olandese Iris Compiet, oggi edita in Italia grazie all’instancabile lavoro di ricerca iconografica dell’editore Moscabianca (traduzione di Lucrezia Pei). Nell’introduzione al volume è presente anche un breve scritto di Alan Lee – autore nel 1978 con Brian Froud del celeberrimo Faeries – in cui riporta le parole della stessa Compiet, che si dichiara debitrice verso l’arte dei due disegnatori inglesi. Lee sottolinea che l’interpretazione di Compiet è molto personale, e quanto lei stessa sia divenuta, con quest’opera, un punto di riferimento anche per artisti già ampiamente affermati. Come osserva Lee, «[q]uesti schizzi hanno la vividezza di bozzetti realizzati sul campo, di qualcosa di osservato alla svelta e poi messo su carta prima che se ne attenui il ricordo, ma incarnano anche le indefinibili qualità degli esseri che vi sono tratteggiati» (p. 7).

Iris Compiet, La faglia delle fate

Il libro illustrato è un oggetto particolare. Destinato spesso ai bambini, è a volte più amato dagli adulti, come in questo caso, in cui il tratto sublime di Compiet ci trascina in un mondo che ha legami forti con l’estetica tardo-rinascimentale, e il suo gusto per il grottesco, per il mostruoso. L’estremo realismo con cui rende in dettaglio l’aspetto fisico di creature fantastiche ci precipita nella meraviglia, ma l’effetto della sua arte va molto oltre. Accompagnate da brevi racconti scritti in corsivo, le illustrazioni ci mostrano – attraverso lo sguardo dell’artista – le creature che vivono nella Faglia, un luogo di intersezione fra il mondo degli umani e quello degli esseri sovrannaturali, tramite il quale guadagniamo accesso a una terra che pur sovrapponendosi a quella in cui viviamo, ne rappresenta una dimensione diversa. Si tratta quindi di un Altrove, come scrive la stessa Compiet in una pagina introduttiva (p. 9), un velo che separa la realtà degli uomini da quella metafisica delle creature fantastiche, il cui luogo di elezione è la foresta.

Suddiviso in capitoli dedicati alla minuziosa descrizione degli abitanti della Faglia, il volume si distingue per la ricchezza del racconto e del materiale iconografico che offre al lettore. Ad esempio, nella sezione dedicata agli uomini verdi (fig. 1) si legge:

«Gli uomini verdi si sono perfettamente adattati alla vita nelle foreste di cui si prendono cura. Invecchiando, col tempo diventano parte del mondo che vive e respira attorno a loro. A poco a poco il muschio attecchisce ai loro corpi e prende a ricoprirli di funghi; distinguerli da ciò che li circonda si fa ancora più difficile» (p. 15).

Iris Compiet, Uomo verde

Nella sezione dedicata alla crisalide fatata, Compiet racconta di essersi spesso imbattuta in peculiari bozzoli, delle «pupe policrome» (p. 37), in cui si distinguevano i tratti di un volto, che poteva essere quello riconoscibile in certe fate dall’aspetto di insetto. Alcune di queste fate hanno invece tratti caratteristici di piante, ad esempio le fate-cardo (fig. 2), ricoperte da certe spine che impediscono loro di essere divorate dai predatori. La qualità ecologica del testo traspare da certe osservazioni contenute nelle didascalie in corsivo che accompagnano le illustrazioni, come in questo caso, in cui si legge che «[n]el Medioevo si credeva che le fate-cardo fossero il segreto per curare la calvizie; venivano raccolte e vendute spacciandole per un rimedio miracoloso, cosa che le ha portate a un passo dall’estinzione» (p. 48).

Iris Compiet, Fate cardo

Compiet racconta in modo del tutto realistico il suo personale incontro con le creature della Faglia, e ne osserva certi tratti costruendo una caratterizzazione sapiente, sia fisica sia psicologica. I fauni (fig. 3) le appaiono schivi e guardinghi, ma trascorrendo più tempo con loro si è accorta che in realtà si tratta di creature buone e che svolgono una funzione importante: prestando aiuto ai viandanti smarriti, si distinguono nel loro essere guide esperte e cantastorie, in grado di ammaliare il proprio pubblico al punto da fare dimenticare agli umani di mangiare e dormire. Rappresentano quindi anche un pericolo, non avendo loro stessi una precisa percezione del tempo e di bisogni che sono esclusivamente umani.

Iris Compiet, Fauno

La Mandragola è il capitolo sicuramente più caro ai bambini. Già protagonista di alcune scene in Harry Potter, questa radice è una creatura fatata nota per i suoi impieghi nelle arti magiche. Ogni bambino che abbia letto i romanzi e visto i film tratti dalla saga sobbalzerà vedendo l’interpretazione di Compiet, che ne fa un mostriciattolo dal buffo volto, simile a una rapa o a una radice di zenzero (fig. 4). Per quanto alcuni provino a coltivarle, tuttavia, queste creature non prosperano in cattività, e anche in questa considerazione troviamo la natura profondamente pedagogica dell’opera di Compiet.

Iris Compiet, Mandragola

Naturalmente non mancano le fate più cattive, come le terribili skipta (p. 81), specie nota per rapire i bambini, ma anche pixie, troll, streghe, draghi e sirene, illustrati nel dettaglio e le cui descrizioni e le storie che accompagnano i disegni possono ampliare l’educazione all’immaginario del bambino, aiutandolo a raffigurarsi le creature che troverà poi nei capolavori di Tolkien e nella tradizione fiabesca del continente europeo.

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Immagine di copertina:
Iris Compiet, Faeries of the Faultlines, 2020 (particolare).