Genova, anno 1910. Demetrio Paernio realizza il complesso scultoreo della tomba Appiani, attingendo al tema iconografico del “compianto”. Settant’anni più tardi, la foto di quella tomba compare sulla copertina di Closer, secondo e ultimo album dei Joy Division, uscito un paio di mesi dopo il suicidio del frontman Ian Curtis.
In A Means to an End, la mia preferita dell’album, Curtis ripete “I always looked to you”, che è poi ciò che capita di udire sussurrare da buona parte delle statue dello Staglieno, il cimitero monumentale di Genova, custode della tomba della famiglia Appiani, appunto.

I always looked to you. Ma anche through you o beyond you o, speranzosamente, after you, se immaginiamo la pietra artistica come una sorta di mūrti.

La terza traccia di Closer è Passover, che, tra l’altro, con la voce stramba di Curtis, chiede: “Is this the role that you wanted to live?”. Girerei la domanda, davanti alla sua croce celtica, a Constance Mary, morta a trentanove anni nel 1898, sepolta allo Staglieno; davanti alle parole incise sul suo epitaffio: “figlia di Horace Lloyd”, “moglie di Oscar Wilde”. Forse non c’era abbastanza spazio per “madre di Cyril e Vyvyan”. Di sicuro non ve ne era per “scrittrice”. E naturalmente nessun bacio, nessuna nuance di rosso sulla sua pietra genovese, a differenza di quella parigina del consorte.

Dalla prima traccia, Atrocity Exibition: “(You’ll) see mass murder on a scale you’ve never seen”. E quindi penso a te, gigantessa la cui tomba ho ignorato (ma tornerò, è una promessa), a te che hai scritto questo:

«Di allevamenti, macello e caccia, di sperimentazioni e di giochi, che hanno per oggetto, ogni giorno, da tempo interminato, Piccole Persone, crediamo di sapere tutto. Non sappiamo nulla. E se lo sapessimo veramente, morremmo di dolore e vergogna, e senza rimedio colpiremmo i cuori umani che pure sono fra noi (…). Scrivo queste cose senza ordine. È che il mio carattere è cattivo, non è buono, non è tenero, e subito, quando incontro presunzione e vigliaccheria che entrano come padroni nel territorio dell’innocenza e della debolezza, vorrei prendere le armi, vorrei prendere una scimitarra, e far cadere delle teste infette. Ma mi trasformerei in uno di loro, e dunque, via il desiderio». 1

Ottava traccia, The Eternal :

«Stood by the gate at the foot of the garden
Watching them pass like clouds in the sky
(…)
Played by the gate at the foot of the garden
My view stretches out from the fence to the wall
No words could explain, no actions determine
Just watching the trees and the leaves as they fall».

Just watching. Mia la rassegna fotografica.

(Lo Staglieno è “membro” dell’ASCE, Associazione dei Cimiteri storico-monumentali – costituita a Bologna nel 2001 –, ampio network europeo di organizzazioni pubbliche e private aventi lo scopo di “promuovere i cimiteri come parte fondamentale del patrimonio dell’umanità”. L’ASCE è impegnata ad aprire i cimiteri monumentali al turismo culturale attraverso l’European Cemeteries Route,2 favorendone la conservazione, la conoscenza e la valorizzazione).

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Note:

1) Anna Maria Ortese, Le piccole persone, Adelphi, Milano 2016, pp. 115-116. Le ceneri della Ortese sono tumulate allo Staglieno.
2) https://cemeteriesroute.eu/european-cemeteries-route.aspx