[Pubblichiamo un estratto di Rinuncia, Anima Mundi 2021, in uscita in questi giorni].

Chi sono i “rinuncianti” dell’India? Dove si colloca l’ideale della rinuncia nell’ordine universale degli hindū? L’autrice esplora le diverse tipologie ascetiche indicate dalla tradizione a partire dai testi sanscriti delle saṃnyāsa-upaniṣad, le upaniṣad della rinuncia, ampie porzioni delle quali vengono offerte in traduzione italiana. Spaziando tra le regole previste per le categorie sociali e gli stadi di vita, i fini che l’uomo deve realizzare nel corso dell’esistenza, l’impegno nel mondo e l’abbandono dello stesso alla ricerca del Sé, questo nuovo Quaderno del Vocabolario dell’Arca mette in luce la filosofia e la “poesia” del saṃnyāsa, concedendosi, in chiusura, la fulminea visione di una rinuncia al femminile, possibilità, questa, da sempre marginalizzata.

Laura Liberale, Rinuncia, AnimaMundi

Gli asceti itineranti portano le insegne ultime.
Sono i guardiani del campo della passione.
La loro dottrina è il cielo.
Il loro fiume ha onde immortali.
La loro purezza è l’imperituro.
Il loro ṛṣi 1 è l’esente da dubbio.
La loro divinità è il nirvāṇa. 2
La loro attività è indivisa.
La loro conoscenza è dell’assoluto.
La loro tradizione sacra è il superno.
Il loro seggio è il privo di supporto.
La loro iniziazione è l’unione.
Il loro insegnamento è la distinzione.
La loro purificazione è la gioia dell’iniziazione.
La loro apparenza è quella dei dodici Āditya. 3
La loro protezione è la discriminazione.
Il loro svago è la compassione.
La loro ghirlanda è la beatitudine.
La loro compagnia è la felicità della postura dei liberati nella grotta solitaria.
La loro condotta è [il mantra] haṃsa.
La loro affermazione è: «Lo haṃsa risiede nel cuore di tutti gli esseri».
La loro veste logora è la fermezza.
Il loro perizoma è l’impassibilità.
Il loro bastone è il pensiero.
La stoffa gettata sulle spalle è la visione del brahman.
I loro sandali sono il gaudio.
La loro condotta segue i desideri altrui.
Il loro laccio è la kuṇḍalinī. 4
La loro yoganidrā 5 è Śiva e khecarī 6 è la loro mudrā. 7
La loro beatitudine è il supremo.
Il loro pungolo è il sentiero.
Non il vuoto è ciò che indicano ma l’esistenza del supremo Signore.
Il loro monastero è l’unione col perfetto e con la verità.
Non il rango degli dèi è la loro forma propria.
La loro gāyatrī è l’ajapa. 8
La loro veste logora è la soppressione della mente.
Il loro cibo mendicato è la beatitudine.
La loro dimora, anche qualora si trattasse di un cimitero, è una selva di beatitudine.
Il loro monastero di beatitudine è un luogo solitario.
La loro dimora è l’arresto mentale.
Il cielo chiaro è la loro grande dottrina.
Le stelle sono il loro insegnamento.
La loro divinità è l’essere e la beatitudine non duale.
Il loro cordoncino sacro e il loro ciuffo sono Śiva, il quarto [9], sostegno dello spazio e della plenitudine universale.
Il loro bastone dell’abbandono è fatto di coscienza.
La loro veste logora è l’estirpazione del karman. 10

[Versi scelti, e tradotti dal sanscrito, da Nirvāṇa-upaniṣad]

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Note:

1) Saggio-veggente.
2) La liberazione dal ciclo delle rinascite.
3) Gruppo di esseri divini.
4) L’energia che risiede nel corpo umano, rappresentata da un serpente attorto alla base della colonna vertebrale.
5) Letteralmente: “sonno profondo dello yoga”: identificata nel mito con la dea, rappresenta un complesso sistema di tecniche yogiche.
6) Una particolare mudrā (v. nota seguente).
7) “Sigillo”: un insieme di tecniche particolari dello haṭha-yoga.
8) Il mantra “non recitato” haṃsaḥ, corrispondente all’atto del respirare.
9) Quello che è al di là di veglia, sogno e sonno profondo.
10) “Azione”. Indica l’universale legge della retribuzione delle opere.

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Immagine di copertina:
Tramonto sul Gange (wikimedia).